Sempre più imprese stanno cercando una figura specializzata nella sostenibilità, ma è sufficiente
Uno o centomila? Nella sostenibilità aziendale, per quanto mi riguarda, centomila. Ma facciamo un passo indietro. Non stiamo parlando della frammentazione dell’io pirandelliano né di molteplici maschere di noi da mostrare alla società, ma di impegno condiviso nei progetti aziendali. Questo perché il successo di qualsiasi progetto strategico all’interno delle imprese è determinato dalla condivisione con tutte le risorse umane interne, non solo di un numero ristretto di professionisti o di un solo manager designato. Nello specifico, se il progetto in questione è legato alla sostenibilità. Non sempre infatti viene trasferita l’importanza di accogliere dei valori non strettamente legati all’operatività aziendale, ma comunque in grado di modificarne operatività e paradigmi.
Sustainability Manager
Negli ultimi anni si parla molto del Sustainability Manager, una figura professionale interna alle imprese avente come obiettivo il miglioramento di alcuni processi aziendali.
Le sue attività quotidiane sono volte all’uso consapevole delle risorse e al rispetto crescente per l’ambiente.
Si tratta di una nuova tipologia di professionisti, profondamente abili nella valutazione di strategie di implementazione, che agisce su tre fronti diversi:
gestione dell’azienda volta al creare il minor impatto possibile sull’ambiente e allo sviluppo valoriale economico-sociale;
valutazione progetti ESG per comprendere le dinamiche dei mercati dove l’azienda opera al fine di valutare criticità e opportunità;
condivisione della mission di gestione sostenibile e di economia circolare all’interno della cultura aziendale.
La sostenibilità nella cultura aziendale
Il terzo punto appena elencato è quello su cui ragiono con più frequenza quando analizzo le varie realtà imprenditoriali del territorio. Sicuramente il Sustainability Manager è una figura che sarà sempre più fondamentale nel tessuto aziendale internazionale, ma siamo certi che sia sufficiente? Mi spiego. Il Sustainability Manager viene assunto nelle imprese per affrontare la sfida della sostenibilità con uno spirito visionario, grande consapevolezza e credibilità presso gli stakeholders. Ma un singolo, spesso, non basta a modificare il tessuto valoriale dell’impresa. É utopistico pensare che si possano raggiungere risultati da una parte senza la condivisione comune della nuova mission aziendale e dall’altra ragionando solo sull’impatto ambientale di una società. Infatti i risultati si ottengono quando tutte le risorse umane aziendali vengono incluse nella definizione e nella messa in pratica delle politiche di sostenibilità e quando l’azienda comprende che welfare e impegno sociale sono parte integrante dell’agire sostenibile.
Conclusione
Tranquilli: il Sustainability Manager non deve temere che il suo naso penda verso destra come quello di Gengè, protagonista del romanzo Uno Nessuno e Centomila di Pirandello. La sua percezione agli occhi del mondo aziendale rimane invariata, infatti sarà sempre di più una figura strategia indispensabile. Tuttavia la proprietà, sia essa manageriale o familiare, deve comprendere la profonda importanza di avere coinvolte sul tema della sostenibilità non una, ma centomila persone. Le risorse umane come sempre sono il centro focale di ogni realtà aziendale e ne determinano il successo, per questo sono loro che in primis devono sposare la volontà di avere nuovi paradigmi valoriali green.
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