Non sei sbagliato: sei solo nel posto sbagliato
- Caterina Boschetti
- 15 set
- Tempo di lettura: 3 min
C’è un momento, nella vita di molti professionisti, in cui si inizia a mettere in discussione tutto. La propria carriera, le scelte fatte, persino il valore personale.
Io ci sono passata.
Dopo la mia laurea nel 2010, ho iniziato a lavorare praticamente subito. Non ho mai conosciuto davvero il vuoto: c’erano sempre progetti, ruoli, responsabilità. Ogni nuovo incarico era una tappa che mi definiva, una conferma del fatto che stavo costruendo qualcosa di solido.
Poi, all’improvviso, dopo tanti anni di lavoro continuo, è arrivato il silenzio. Non un silenzio cercato o desiderato, ma imposto. Un vuoto professionale che si intrecciava con un periodo storico in cui tutta la popolazione mondiale si trovava destabilizzata, spaesata, fragile.
In quel vuoto ho ricevuto parole che mi hanno ferito profondamente: “Sei stata una grande delusione.” Quelle parole non parlavano solo del mio lavoro, parlavano di me. Almeno così le percepivo. Ed è stato difficile non sentirle come un’etichetta, come se improvvisamente il mio valore fosse svanito.
Per anni il titolo di “responsabile marketing” era stato una sorta di àncora. Un’identità professionale chiara, rassicurante. E ora non c’era più nulla a cui aggrapparmi. Ho pianto, ho lavorato su me stessa e sono ripartita proprio dalle mie competenze perché quelle non mi erano state tolte, quelle erano obiettive e salde. Ho fatto consulenze, ho aperto il blog Becomeen, ho scritto un libro e sono rientrata nel mondo del lavoro con una nuova tenacia e ripetendomi "mai paura".
La seconda occasione
Dopo qualche anno, però, è arrivato un momento diverso. Stavo lavorando come consulente esterna in un progetto, quando, al termine di una riunione, l’amministratore delegato mi disse: “Da settembre sei qui.”
Quella frase aveva un suono completamente opposto. Non era accusa. Non era rifiuto. Era riconoscimento. Non ero un problema da risolvere, ero una scelta.
E lì ho capito: non ero io ad essere sbagliata. Era il contesto.
Non sei tu, è il contesto
Lavorare in un’azienda non è solo svolgere un ruolo. Un’azienda è un ecosistema che amplifica ciò che sei. Può spegnere le tue energie o farle esplodere. Può farti sentire un numero ininfluente o la persona giusta al posto giusto.
Ecco perché la stessa persona può essere definita “una delusione” in un contesto tossico e “un valore” in un ambiente sano.
La verità è che a volte non sei tu a essere sbagliato: sei solo nel posto sbagliato.
L’azienda che vorrei
L’azienda che sogno e che cerco non è perfetta, ma ha delle caratteristiche chiare:
Non è guidata dalla paura, ma dall’ispirazione.
Non riduce le persone a un numero, ma riconosce talenti e unicità.
Non chiede di rinnegare se stessi per sopravvivere, ma incoraggia a portare dentro la propria autenticità.
Perché quando un’azienda ti sceglie davvero, non lo fa solo per le tue competenze: lo fa per ciò che sei e per i valori in cui credi
Un messaggio per i professionisti
Se stai leggendo queste righe e ti senti smarrito nella tua carriera, ricordati una cosa: non sei una delusione, non sei “fuori posto”. Forse sei semplicemente in un contesto che non risuona con i tuoi valori, con la tua vocazione, con il tuo modo di essere.
Il benessere sul lavoro non è un lusso, è una necessità. Trascorriamo gran parte della nostra vita in azienda: meritare un ambiente che ci riconosca, ci valorizzi e ci faccia crescere non è un capriccio, è una responsabilità verso noi stessi.
Scegli con coraggio i luoghi in cui vuoi stare. Non accontentarti di aziende che spengono il tuo potenziale. Cerca quelle che ti permettono di esprimere chi sei davvero.
Perché la carriera non è solo un titolo sul biglietto da visita. È il viaggio di chi scegli di diventare.
E alla fine, il vero dilemma non è “essere o non essere”. Il vero dilemma è: in quale azienda vuoi essere te stesso?




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