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Intelligenza Artificiale e Intelligenza Emotiva: come preparare il team al futuro del lavoro

Introduzione: l’AI nel mondo del lavoro, tra opportunità e necessità di formazione

L’intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando il mondo del lavoro. Non si tratta più di un trend del futuro: l’AI è già integrata nei processi aziendali, nei flussi decisionali e nella gestione quotidiana dei team.Secondo una ricerca di Boston Consulting Group (BCG), il 46% dei manager teme che la Generative AI possa sostituire parte delle proprie mansioni, ma il dato più interessante è un altro: i leader più consapevoli del potenziale dell’AI sono anche quelli più preoccupati.


In questo scenario, una cosa è certa: formare il proprio team sull’uso dell’AI è oggi una priorità strategica.Non basta conoscere gli strumenti: serve costruire una cultura diffusa dell’AI, accessibile a tutti, per evitare che l’innovazione diventi una competenza “di pochi”.


L’upskilling e il reskilling — ovvero la formazione continua su competenze digitali e intelligenza artificiale — sono l’unico modo per garantire che nessuno resti indietro.Come spiega un report di IBM, l’AI deve diventare una “competenza democratica”, non un vantaggio esclusivo di chi lavora in ambiti tech o dirigenziali.


AI e obiettività: un alleato prezioso per le decisioni basate sui dati

L’intelligenza artificiale può offrire un contributo importante alla trasparenza e all’equità nei processi aziendali.Grazie alla sua capacità di analizzare dati e KPI in modo oggettivo, può aiutare le organizzazioni a prendere decisioni più imparziali, ad esempio in:

  • Percorsi di carriera: analisi dei risultati e delle performance reali;

  • Sistemi premianti: valutazioni basate su dati e non su percezioni soggettive;

  • Misurazione dell’engagement: identificare pattern e segnali di disconnessione nel team.


Tuttavia, proprio dove l’AI eccelle nei numeri, manca di ciò che rende davvero efficace una relazione di lavoro: l’intelligenza emotiva.


Il limite dell’AI: la mancanza di intelligenza emotiva

L’AI può riconoscere parole e toni, ma non sentimenti.Non percepisce il disagio durante una riunione, non coglie la tensione non detta tra colleghi, non comprende il significato di uno sguardo.Eppure, queste sfumature sono ciò che costruisce la fiducia, la collaborazione e il senso di appartenenza in un ambiente lavorativo.


Secondo Gallup (2024):

  • solo il 21% dei lavoratori nel mondo si dichiara pienamente coinvolto nel proprio ruolo;

  • il 59% rientra nel fenomeno del quiet quitting, ovvero il disimpegno emotivo dal proprio lavoro;

  • i dipendenti che non si sentono parte del progetto aziendale mostrano livelli di produttività e benessere significativamente più bassi.

In un contesto dove la tecnologia prende sempre più spazio, il rischio è quello di ridurre le relazioni a interazioni funzionali.Per questo motivo, l’intelligenza emotiva diventa oggi una competenza strategica: è ciò che consente a manager e team di mantenere connessione, empatia e fiducia reciproca.


AI + Intelligenza Emotiva: la vera combinazione vincente

L’obiettivo non è scegliere tra AI e intelligenza emotiva, ma integrare le due. Da un lato, la tecnologia permette di automatizzare, analizzare, ottimizzare.Dall’altro, le persone mantengono la capacità di comprendere, motivare e creare coesione.

L’AI può supportare le decisioni. L’intelligenza emotiva garantisce che quelle decisioni siano umane, etiche e sostenibili.


4 pratiche per sviluppare l’intelligenza emotiva in un ambiente “AI-ready”

  1. Debriefing emotivo dopo i meeting o i report AI

    Dopo ogni analisi automatizzata, dedica 10 minuti a chiedere: “Come ci siamo sentiti in questa riunione?”

    Questa semplice domanda riporta il focus sulle persone, non solo sui numeri.

  2. Formazione sulla comunicazione empatica e non verbale

    Organizza workshop o simulazioni in cui i team imparano a riconoscere segnali di stress, tono emotivo, linguaggio del corpo.

    È la competenza che fa la differenza nei colloqui, nelle negoziazioni e nella leadership.

  3. Definisci momenti “umani” e “digitali”

    In team sempre più ibridi, stabilisci quando serve una call “umana” (in presenza o video) e quando basta un tool AI per automatizzare.

    Chiarezza e intenzionalità rafforzano la fiducia.

  4. Feedback e riconoscimento empatico

    L’AI può misurare risultati, ma il feedback deve restare umano.

    Riconoscere emozioni, gratitudine e impegno è ciò che mantiene alta la motivazione.

 

Conclusione: l’AI non è un nemico, ma uno strumento per semplificare

L’intelligenza artificiale non deve essere temuta. Se utilizzata con consapevolezza, può liberare tempo e risorse per concentrarsi su ciò che le macchine non potranno mai sostituire: la relazione, l’empatia, la fiducia reciproca.


La vera sfida non è “resistere” all’AI, ma imparare a usarla in modo umano, per costruire ambienti di lavoro collaborativi, sereni e capaci di evolvere.

Inizia oggi: forma il tuo team, diffondi una cultura dell’AI accessibile a tutti, e soprattutto coltiva l’intelligenza emotiva come vantaggio competitivo.

 
 
 

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