Quiet Thriving: dal disimpegno al fiorire silenzioso
- Caterina Boschetti
- 11 nov
- Tempo di lettura: 3 min
Facciamo chiarezza: dalle “Grandi Dimissioni” al Quiet Thriving
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una trasformazione profonda del modo in cui le persone vivono il lavoro.Tutto è iniziato con le “Grandi Dimissioni”, il fenomeno che tra il 2021 e il 2022 ha portato milioni di lavoratori in tutto il mondo a lasciare volontariamente la propria occupazione in cerca di senso, equilibrio e benessere.
Da lì è nato il termine “Quiet Quitting” – letteralmente abbandonare in silenzio – per descrivere chi ha smesso di impegnarsi oltre il minimo indispensabile, scegliendo di “sopravvivere” piuttosto che “fiorire” sul lavoro.Ma se il quiet quitting è una forma di resistenza passiva, nel 2022 la psicoterapeuta Lesley Alderman ha coniato un concetto nuovo, positivo e costruttivo: il Quiet Thriving.
Pubblicato in un articolo per The Washington Post, Alderman ha definito il quiet thriving come un approccio che aiuta le persone a ottenere il massimo dal proprio lavoro – anche se non lo amano. Secondo una ricerca di Spring Health, questo cambio di prospettiva rappresenta un’evoluzione naturale: mentre il quiet quitting si concentra sul “fare il minimo”, il quiet thriving invita a ritrovare motivazione e significato, agendo in modo intenzionale per migliorare la propria esperienza professionale.
Quiet Thriving: l’altra faccia del Quiet Quitting
Il quiet thriving è quindi l’altra faccia della medaglia: non più un gesto di rinuncia, ma un modo per fiorire silenziosamente, coltivando la propria soddisfazione e resilienza anche in contesti complessi.
E c’è un motivo per cui le aziende dovrebbero prestare attenzione. Spring Health stima che circa il 50% della forza lavoro statunitense oggi possa essere definita “quiet quitter”. Favorire comportamenti di quiet thriving non è solo una questione di cultura aziendale, ma un investimento economico: secondo il Gallup State of the Global Workplace Report, la disconnessione emotiva costa all’economia mondiale quasi 9 trilioni di dollari l’anno in perdita di produttività.
Come incoraggiare il Quiet Thriving in azienda
Il quiet thriving si costruisce a livello individuale, ma le organizzazioni hanno un ruolo chiave nell’abilitarlo. Ecco alcuni consigli pratici per HR e responsabili di team per favorire un ambiente che promuova benessere e coinvolgimento autentico.
1. Promuovere il Job Crafting
Il job crafting è la pratica attraverso cui i dipendenti possono ridefinire parti del proprio lavoro per renderlo più significativo.Può significare spostare il focus su attività che valorizzano i propri talenti, cambiare il modo in cui si collabora, o riscoprire l’impatto che il proprio ruolo ha sugli altri.Le aziende possono incoraggiare questo approccio attraverso workshop, momenti di riflessione e dialogo aperto tra manager e team.
2. Coltivare relazioni di mentorship e feedback continuo
Le relazioni positive con il proprio responsabile o con un mentore favoriscono il thriving perché offrono supporto psicologico, opportunità di crescita e senso di appartenenza.Creare spazi di confronto regolare e feedback costruttivo aiuta a evitare che la fatica si trasformi in demotivazione o nel fenomeno del quiet cracking (vedi sotto).
3. Dare autonomia e flessibilità
La fiducia è la base del benessere.Autonomia nella gestione del tempo, flessibilità di orari e possibilità di conciliare vita privata e professionale sono leve fondamentali per mantenere alta la motivazione e il senso di controllo sul proprio lavoro.
4. Investire nel benessere psicologico
Programmi di supporto alla salute mentale, sportelli di ascolto, momenti di pausa attiva e formazione emotiva per i manager non sono più “nice to have”, ma elementi centrali del pilastro “S” dell’ESG.Le persone che si sentono sostenute, ascoltate e valorizzate sviluppano naturalmente comportamenti di quiet thriving.
Quiet Cracking: il burnout silenzioso da riconoscere
Accanto al thriving, emerge un fenomeno opposto: il Quiet Cracking. È ciò che accade quando un dipendente sembra “tenere duro”, ma internamente si sta spezzando. Sintomi sottili come stanchezza cronica, irritabilità, isolamento o calo di interesse possono indicare un malessere profondo non espresso.
Riconoscere il quiet cracking è fondamentale per prevenirne le conseguenze: burnout, dimissioni silenziose, disconnessione emotiva.Per questo, le organizzazioni devono imparare a leggere i segnali deboli, favorendo una cultura di ascolto empatico e sicurezza psicologica.
Conclusioni: la nuova auto-leadership del benessere
Il quiet thriving non è solo una tendenza HR, ma una vera e propria forma di auto-leadership del benessere, perfettamente allineata con le strategie aziendali orientate alla sostenibilità umana e al pilastro “S” dell’ESG.
In questo periodo di fine anno, in cui molti professionisti si interrogano se restare o cambiare lavoro nel 2025, il quiet thriving diventa un invito potente:
Non serve cambiare tutto per stare meglio — a volte basta cambiare il modo in cui ci rapportiamo al lavoro.
Creare contesti in cui le persone possano crescere, sentirsi valorizzate e contribuire in modo autentico è oggi la chiave per trattenere talenti, migliorare la produttività e costruire organizzazioni davvero sostenibili.




Commenti