Values-Driven Recruiting: quando l'etica vale più del salario
- Caterina Boschetti
- 2 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
Come attrarre i talenti della Gen Z attraverso la forza del purpose
Employer Branding: da buzzword a leva strategica
Employer branding non è più solo una voce nel piano marketing delle risorse umane: è diventato un asset competitivo. In un mercato del lavoro in continua evoluzione, soprattutto tra le nuove generazioni, il modo in cui un’azienda comunica la propria identità, missione e cultura è spesso più determinante del pacchetto retributivo.
La Gen Z – destinata a rappresentare il 30% della forza lavoro italiana entro il 2030 – non cerca solo un impiego, ma un luogo dove sentirsi coinvolta, rappresentata e parte di qualcosa di più grande. È da qui che nasce il values-driven recruiting, ovvero la selezione e attrazione di talenti attraverso i valori condivisi.
I dati parlano chiaro: valori > stipendio
Secondo l’Indeed Hiring Lab (2025), il 47% della Gen Z sceglie un'azienda in base all'allineamento con i propri valori etici e ambientali, più che per il pacchetto retributivo. Un dato che trova conferma anche nel Global Gen Z & Millennial Survey di Deloitte (2024), dove il 62% dei giovani italiani intervistati si dichiara preoccupato per i cambiamenti climatici e afferma di cercare datori di lavoro che dimostrino un impegno concreto su tematiche ambientali e sociali.
L’implicazione è evidente: l’etica aziendale, la trasparenza e il purpose sono oggi leve di attraction decisive. Il mercato del lavoro post-pandemico non è solo più flessibile, ma anche più esigente sul piano valoriale.
Purpose Pitch: la missione prima del contratto
Il Purpose Pitch è la nuova “proposta di valore” per i candidati della Gen Z. Prima di parlare di RAL, bonus e benefit, le aziende devono comunicare chiaramente il proprio scopo, il proprio impatto positivo su persone, comunità e ambiente.
Perché un giovane talento dovrebbe lavorare da te e non da un concorrente? Se la risposta è “perché paghiamo bene”, hai già perso metà del pubblico target.
Un purpose pitch efficace comprende:
Dichiarazione chiara e accessibile della mission aziendale.
Testimonianze reali di impatto (es. progetti green, iniziative DEI, attività di volontariato aziendale).
Leadership che comunica valori, non solo risultati finanziari.
Personalizzazione e inclusione: l’antidoto all’ageismo
Parlare di recruiting valoriale significa anche riconoscere l’importanza della personalizzazione dei processi. Spesso, però, le aziende adottano un approccio “taglia unica”, ignorando barriere invisibili come l’ageismo o i pregiudizi generazionali.
Per attrarre e far crescere i giovani, occorre:
Rivedere i testi degli annunci di lavoro con un linguaggio inclusivo, chiaro e trasparente.
Riformulare i criteri di selezione, valorizzando potenziale e motivazione più che esperienza pregressa.
Adottare tecniche di blind recruiting o skill-based matching.
Le fasi chiave dell’attrazione valoriale
Attrarre giovani talenti attraverso i valori non è un’azione una tantum, ma un percorso continuo che tocca tutte le fasi del ciclo di talent acquisition:
1. Annuncio di lavoro
Scrivi annunci autentici, evitando cliché e frasi fatte. Inserisci obiettivi sociali e ambientali dell’azienda già nel primo paragrafo.
2. Colloquio
Dedica una parte del colloquio al confronto sui valori, sull’impatto e sull’etica aziendale. Offri spazio per domande legate alla cultura, non solo al ruolo.
3. Welcome on board
Progetta un onboarding che racconti missione, storia e obiettivi sociali dell’azienda. Coinvolgi direttamente i nuovi assunti in progetti purpose-driven.
4. Percorso di carriera
Offri sviluppo e crescita in linea con gli interessi valoriali dei talenti: ad esempio leadership sostenibile, DEI, digitalizzazione etica, community engagement.
La Gamification nel recruiting: l’alleato perfetto
La Gen Z è la generazione dell'interazione, non della passività. I tradizionali colloqui lineari o CV in PDF non sono più efficaci. Ecco perché la gamification sta diventando uno strumento imprescindibile nel recruiting moderno.
Attraverso simulazioni, quiz, giochi immersivi, chatbot narrativi o escape interview, è possibile:
Valutare le soft skill in modo dinamico.
Coinvolgere e motivare i candidati fin dalla prima fase.
Comunicare la cultura aziendale in modo esperienziale.
Inoltre, questi strumenti riducono i bias inconsci e aiutano a rendere il processo di selezione più equo e coinvolgente.
Conclusione: il futuro del lavoro è valoriale
Il biennio 2024–2025 offre segnali incoraggianti per l’economia e per il mondo HR: si parla di una ripresa basata su innovazione, sostenibilità e impatto. Chi saprà adattarsi alle nuove esigenze generazionali non solo attrarrà i migliori talenti, ma costruirà organizzazioni più solide, autentiche e durature.
È fondamentale che le imprese ripensino in modo strutturato la propria strategia di attrazione, mettendo al centro valori condivisi, impatto sociale e coerenza etica, per rispondere alle aspettative delle nuove generazioni e rafforzare la propria competitività nel lungo periodo.
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